Nel cuore del buddhismo tantrico tibetano, la meditazione è il sentiero principale verso il Nirvana, e l’arte occupa un ruolo cruciale, aprendo la mente alla Dottrina. Di conseguenza, gran parte della produzione artistica tibetana è spirituale e meditativa, dove creare arte diventa una forma tangibile di meditazione. Tra le tradizioni artistiche del buddhismo mahayana, la creazione dei Mandala di sabbia colorata è una delle più spettacolari.Osservare la realizzazione di questi capolavori è un’esperienza indimenticabile. Milioni di granelli di sabbia colorata vengono disposti con precisione su una superficie piana, seguendo disegni complessi che combinano geometrie e simboli antichi. La parola sanscrita “Mandala” significa “centro” o “cerchio”. Questo simbolo rappresenta il cosmo, la perfezione e la ciclicità della vita. Un esempio è il Mandala della Pace, dedicato a Tara Verde, una bodhisattva femminile associata alla pace e alla compassione. Il Mandala della Pace è un cerchio ornato da anelli di colori buddhisti, simboli vajra, e petali di loto. Al centro si trova il “palazzo di Yamantaka” con quattro ingressi, un fiore di loto con otto petali e il carattere sanscrito “tham”, che significa Tara. La creazione di un Mandala richiede preparazione spirituale, preghiere e meditazioni. I monaci tracciano le geometrie di base e poi dispongono le sabbie colorate con strumenti simili a imbuti, partendo dal centro verso l’esterno. La realizzazione di un Mandala può richiedere giorni di lavoro, con preghiere quotidiane per prepararsi. Tuttavia, per i Tibetani, il vero Mandala è mentale: il disegno di sabbia è solo una proiezione e non può essere permanente. Una volta completato e consacrato, il Mandala viene distrutto in un rito chiamato “dispersione del Mandala”. I monaci recitano mantra, caricano le sabbie di energia compassionevole e poi distruggono l’opera, ricordando l’impermanenza di tutte le cose. La sabbia viene raccolta e dispersa in un fiume, simbolizzando la transitorietà della vita e il distacco dal materiale. Il Mandala, quindi, diventa una potente metafora dell’impermanenza: tutto, per quanto bello e unico, è destinato a essere spazzato via, come granelli di polvere nel vento.

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